Volpe Vincenzo (Grottaminarda,AV 1855 - Napoli 1929)
Ritratto di fanciulla
olio su tela, cm 62,7x41,7
firmato in basso a sinistra: V. Volpe
Provenienza: Coll. privata, Palermo; Coll.privata, Napoli
Si riconosce in questo Ritratto di fanciulla un magistero che oltrepassa i limiti accademici per librarsi nell’arte della scuola napoletana che, nella seconda metà dell’Ottocento, procedette sull’esempio e insegnamento di Domenico Morelli e di Filippo Palizzi maestro, il primo nel campo del disegno, della figura e della composizione cromatica, mentre il secondo inarrivabile artista dell’osservazione naturalistica e della concretezza pittorica. Volpe, ligio per sua natura agli insegnamenti di Morelli, di cui fu l’allievo e successore esemplare e, contemporaneamente, attento anche alle diverse elaborazioni realistiche della pittura napoletana, vi adattò volentieri il suo concetto dell’arte e si applicò a svolgerlo nella direzione voluta dal suo temperamento. A tal proposito Enrico Somaré, in occasione di una mostra
di Volpe alla Galleria dell’Esame a Milano, sottolineò che: uno spirito di osservazione più assidua, meno distratta, un sentimento più calmo, una maniera più modesta, dovevano eliminare dalle sue migliori esecuzioni l’enfasi che dilatò
talvolta la maniera morelliana, l’eccesso che accompagnò sovente l’espressione manciniana, per citare due esempi. L’arte di Vincenzo Volpe ebbe per suo metro la misura, per suo criterio l’ordine, per suo strumento il mestiere e lo studio. Di rado espansivo, quasi sempre contenuto e riservato, non amava le grassezze dei tubetti spremuti sulla tela, e cercava di ottenere i risultati più densi con pochissimo colore. Si ricollegava in ciò al suo grande maestro Morelli, che sapeva riuscire intenso con il minimo dei mezzi, e si ricollegava ancora a Toma, del quale amava le atmosfere grigie e la
squisitezza dei rapporti tonali. Di entrambi, Vincenzo Volpe comprese il profondo sentimento, a entrambi si accostò, per spontaneo bisogno dello spirito. Educato all’arte nel clima napoletano ed essendo giunto, per trasporto sincero, alla comprensione sottile del linguaggio pittorico, rifuggì i contrasti chiassosi, i colori troppo vistosi. L’accordo umile e gentile dei mezzi toni lo affascinò sempre, perché essi rendevano meglio il sentimento delle persone e delle cose attraverso la sua pittura.