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ASTA N°28 DIPINTI DEL XIX E XX SECOLO 27.03.2010 18:00 NA Visualizza le condizioni
ASTA N°28

DIPINTI DEL XIX E XX SECOLO
Unica tornata ore 18.00

Esposizione:
da sabato 20 a venerdì 26 marzo 2010
orario continuato 10:00 - 20:00 (festivi inclusi)
  • Pratella Ada (Napoli 1901 - 1929) Pineta di Ischia olio su tela rip su cartone cm 22x25,5 firmato in basso a sinistra: Ada Pratella
    Stima minima €800
    Stima massima €1200
  • Gaeta Enrico (Castellamare di Stabia 1840 - 1887) Villa Starace olio su tela cm 28x48 firmato in basso a destra: E.Gaeta
    Stima minima €13000
    Stima massima €15000
  • Casciaro Giuseppe (Ortelle, LE 1863 - Napoli 1941) Nevicata pastelli su carta cm 50x70 firmato e datato in basso destra: G.Casciaro 12-12-IV a tergo cartiglio Cenacolo Galleria San Giorgio ,Genova
    Stima minima €4000
    Stima massima €6000
  • Casciaro Giuseppe (Ortelle, LE 1863 - Napoli 1941) Marina di Castro pastelli su carta cm 45,5x51,5 firmato,datato e iscritto in basso a destra: G.Casciaro Castro IX
    Stima minima €3000
    Stima massima €5000
  • Lovatti Augusto (Roma 1852 - Capri 1921) Capri olio su tavola cm 33x22,7 firmato , datato e iscritto in basso a sinistra: A.Lovatti Capri 91
    Stima minima €9000
    Stima massima €11000
  • Scoppetta Pietro (Amalfi,SA 1863 - Napoli 1920) Figura in controluce olio su tela cm 36,5x47 firmato in basso a destra: P.Scoppetta a tergo timbro Galleria Celestini ,Milano ; cartiglio Galleria Bianchi d'Espinosa , NapoliEsposizioni: Galleria d’arte Bianchi d’Espinosa, Napoli, 14-20 feb. 1981; Finarte Casa d’aste, 05-08 nov 1999 Napoli; Bibliografia: Galleria d’arte Bianchi d’Espinosa 1981 n° cat. 78, tav. 33;
    Stima minima €24000
    Stima massima €28000
  • Gigante Giacinto (Napoli 1806 - 1876) Sorrento acquerello su carta cm 33x47,5 firmato e datato in basso sinistra: G.Gigante 1851 Esposizione: Sotheby’s , Londra, 26-30 nov. 1999; Bibliografia: Sotheby’s 1999, lotto 9, pag 12, acolori;

    Battuto a un’asta di Sotheby’s-Londra il I dicembre 1999, questo acquerello di Giacinto Gigante, rientra nella produzione dell’artista di metà secolo. Su un impianto compositivo ancora studiato e di tipo classico si combinano brani di grande libertà espressiva, come le ombre che calano sul costone roccioso, la superficie marina che cambia sotto la variazione della luce, la rarefazioni dei piani atmosferici fino all’unica pennellata che delinea Capri nello sfondo.Rispetto all’attenta analisi descrittiva con cui è condotta la natura in primo piano, le fronde arboree denotano una maggiore rapidità nell’esecuzione.L’acquerello, eseguito con la consueta perfezione tecnica dell’artista, è il risultato di una attenta ricerca dei valori atmosferici e, a differenza di altre sue opere dove il virtuosismo tecnico è utilizzato per raggiungere variazioni di note di intensità luminosa, qui prevale una omogeneità di luce e colore quasi neosettecentesca.Le figurine che arricchiscono la composizione, abilmente inserite nel contesto di cui fanno parte integrante, sono quelle che Gigante manterrà anche negli anni Sessanta, come in Capri del 1861 della Collezione Astarita (Napoli, Museo di Capodimonte). 

    Isabella Valente

    Stima minima €24000
    Stima massima €32000
  • Diodati Francesco Paolo (Campobasso 1864 - Napoli 1940) Figura femminile olio su tela cm 100x50 firmato in basso a destra: Diodati F.P.
    Stima minima €4000
    Stima massima €6000
  • Mancini Antonio (Napoli 1852 - 1930) Autoritratto giovanile - Scugnizzo 1868 olio su tela cm 49,5x37 firmato in basso a destra: A.Mancini

    Nel 1875 Francesco Netti scriveva sui fanciulli di Antonio Mancini che “vanno passeggiando di tela in tela, senza lavarsi mai”. Notava, inoltre, che “alcune teste sono vive: alcuni occhi sono umidi e brillanti di luce infantile, come perle cadute in un cestino di robe usate” (F. Netti, Scritti critici, a cura di L. Galante, Roma 1980, p. 108).La “pittura sporca” di Mancini che Netti metteva in evidenza proveniva dalla produzione di Michele Cammarano e dall’amore per le opere del Seicento napoletano.Anche il rilievo che Netti dava al “tono giusto” e ad alcune parti delle figure dipinte “con larghezza e semplicità antica”, sembrano trovare riscontro in questa testa di Scugnizzo.Il robusto volto di questo ragazzo, forse autoritratto, come porterebbe a pensare la somiglianza con gli autoritratti da adulto e il serto di foglie con cui l’artista amava cingersi il capo, o forse un ritratto di uno di quei fanciulli impiegati come modelli, richiama lo scugnizzo di Fremiti di desiderio, eseguito nel 1868 nella soffitta dell’abitazione napoletana di San Gregorio Armeno, insieme con “una quantità di tele”, come ricorderà lo stesso Mancini, che più tardi ne sottolineerà il carattere autobiografico (D. Cecchi, Antonio Mancini, Torino 1966, p. 26). Il fondo rosso, le dimensioni del capo, la camicia irrorata di luce caravaggesca, le pennellate distribuite ad arte che illuminano parte della testa lasciando in penombra il profilo a eccezione della punta del naso, sono tutti elementi che conducono in questa direzione.La firma di questo Scugnizzo, tipica di Mancini, risulta ad attenti esami completamente integrata nella stesura pittorica.

    Stima minima €30000
    Stima massima €50000
  • Cosenza Giuseppe (Luzzi, CS 1846 - New York 1922) Marina con pescatori olio su tavola cm 17x23 firmato in basso a sinistra: G.Cosenza
    Stima minima €6000
    Stima massima €8000
  • D'Agostino Gaetano (Salerno 1873 - Napoli 1914 ) Pro Patria ad erarium olio su tela cm 70x137 firmato in basso a sinistra: G.D'Agostino a tergo cartiglio Munchener Jahresausstellung 1906 Esposizioni: Londra,Mostra Italiana,1904Napoli,Promotrice S. Rosa, 1906; Monaco, Munchener Jahresantellung 1906.

    Il dipinto fu esposto alla XXXIII Mostra della Società Promotrice di Belle Arti di Napoli con il titolo Pro Patria ad aerarium, il cui spunto è fornito dall’Ab urbe condita di Tito Livio.Con lo stesso titolo quest’opera prese parte anche alla Jahresausstellung di Monaco di Baviera nello stesso anno, come indicato nel cartiglio applicato sul verso della tela, dove compare per mano dell’autore, il riferimento al libro VI e al cap. XXVIII dell’opera liviana.Il dipinto, però, può risalire almeno a un paio d’anni prima, quando venne esposto alla Mostra Italiana di Londra del 1904; in quell’occasione le fonti ci restituiscono il nome dell’antico proprietario, tale Francesco Baranello.Salernitano d’origine, Gaetano d’Agostino (1837 - 1914) fu autore di opere riferite principalmente alla storia romana antica, eseguite nel segno della riforma morelliana, e di raffinati cicli decorativi per dimore private ed edifici pubblici. Tra le prime ricordiamo altre notevoli tele che, insieme con quella qui presentata, costituiscono un nucleo di veri capolavori: Nos numerus sumus et fruges consumere nati, ispirata a un’epistola di Orazio, esposta alla Mostra Nazionale di Milano del 1872; I saltimbanchi a Pompei, presentata all’Esposizione Nazionale di Napoli del 1877 (oggi al Municipio di Capua) tratta da Terenzio; La vita romana sotto Claudio, inviata alla Mostra Generale di Torino del 1884, il cui tema era desunto da una satira di Giovenale.La grande tela di Pro Patria ad aerarium, inquadrata da una cornice monumentale, rientra in quel preciso filone che, a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento, ebbe un grande seguito a Napoli come nel resto d’Italia, raggiungendo un picco negli anni Ottanta. Fra i meridionali con i quali l’opera di D’Agostino trova collegamenti stilistici e tematici ricordiamo il napoletano Camillo Miola e il siciliano Giuseppe Sciuti, anche nell’inquadratura orizzontale e nell’andamento narrativo della scena, mentre, fra gli altri artisti della penisola, è forse con il modenese Giovanni Muzzioli che possono essere rintracciate le maggiori concordanze.Il tema per così dire “archeologico moderno” trovò una grande fortuna a Napoli all’insegna della riforma della pittura di storia cui Domenico Morelli diede vita con le opere dei primissimi anni Sessanta (si ricorda Il bagno pompeiano del 1861). A questo immaginario neopompeiano diede forte impulso anche l’opera del pittore olandese Lawrence Alma-Tadema, che, durante i soggiorni napoletani, ebbe modo di influenzare gli artisti locali.“Rappresentare cose non viste ma immaginate e vere”, come dettava Morelli, fu la conditio sine qua non alla base delle scene storiche o d’invenzione, che, dunque, nell’epoca del verismo, dovevano rispondere a criteri di assoluta verità storica. A questi criteri si rifà la tela di D’Agostino, condotta secondo la rappresentazione scenica, senza tralasciare la cura dei dettagli, l’indovinata espressione dei volti, la posa dei personaggi, compreso lo schieramento dei togati che funge da sfondo. Le teste rappresentate da sotto in su delle figure a destra ricordano i vari studi di giovani e di vecchi eseguiti a olio dall’artista come esercizio formale. 
    Isabella Valente
    Stima minima €40000
    Stima massima €50000
  • Santoro Rubens (Mongrassano 1859 - Napoli 1942) Venezia olio su tavola cm 38x22.5 firmato e iscritto in basso a destra: Rubens Santoro Venezia

    Un primo viaggio a Venezia fu compiuto da Rubens Santoro (1859-1941) nei primissimi anni Ottanta del secolo XIX. Da allora la produzione veneziana dell’artista d’origine calabrese non ha mai conosciuto sosta.Oltre alle vedute più complesse e di grande respiro, in cui le architetture della città dominano la composizione e risplendono all’intensa luce solare, che lo hanno reso celebre e unico, Santoro ha dato vita anche a un tipo di composizione legata alla sola rappresentazione del mare, volta al raggiungimento di effetti squisitamente atmosferici.La tavola in oggetto, venduta nel 1964 in un’asta di Sothebys-Londra, rientra in questa seconda tipologia: ai grigi e agli argenti del cielo e del mare, resi nella spasmodica ricerca della luce, si combina la presenza di rare imbarcazioni dalle geometriche vele. Questo dipinto può essere messo a confronto con le Barche a Chioggia, edito nel 2003 (Catalogo della mostra di Rubens Santoro e i pittori della Provincia di Cosenza fra Otto e Novecento, a cura di T. Sicoli e I. Valente, Catanzaro 2003, p. 91), entrambi ascrivibili tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta dell’Ottocento. Nella scrittura analitica e nitida di Santoro a questa data, le figure, mai mere presenze, sono curate nei minimi dettagli; risultano macchie solide di colore, dalle espressioni elaborate con straordinaria abilità pur nel piccolissimo formato, a testimonianza dell’altissima qualità raggiunta dal pittore. Basti guardare, per esempio, dettagli eccezionali come la camicia del rematore, colma di pennellate che ne modulano le ombre, o la grande macchia tattile della copertura dell’imbarcazione. 

    Isabella Valente


    Stima minima €13000
    Stima massima €18000
  • Caputo Ulisse (Salerno 1872 - Parigi 1948) Interno con figura olio su tela cm 60x73 firmato in basso a sinistra: U.Caputo
    Stima minima €12000
    Stima massima €15000
  • Vianelli Achille (Porto Maurizio, IM 1803 -Benevento 1894) Chiesa del Carmine seppia su carta cm 27x37 firmato in basso a sinistra: A. Vianelli
    Stima minima €3200
    Stima massima €3600
  • Duclere Teodoro (Napoli 1815 - 1869) L'antro della Sibilla cumana olio su cartone cm 24x31.5 firmato in basso a sinistra: Th. Duclere
    Stima minima €8500
    Stima massima €9500
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