de Sanctis Giuseppe (Napoli 1858 - 1924)
Figura orientale
olio su tela, cm 70x50
firmato e datato in alto a destra: Gius. de Sanctis 1885
Provenienza: Coll. privata, Roma
Sembrerebbe quasi che essere tenuto a battesimo dal grande compositore Verdi e portarne per giunta il nome abbia segnato in qualche modo il destino di Giuseppe de Sanctis fin dalla più tenera età: affidato ben presto ad un altro celebre
amico di famiglia, Domenico Morelli, gli si prospettava una lunga carriera di trionfi in campo artistico. Nonostante gli studi dal vero infatti il giovane de Sanctis sviluppò subito interesse per le composizioni storiche e le ambientazioni esotiche, entrambi generi di grande successo sul mercato internazionale.
L’essersi orientato dunque verso una pittura molto gradita al pubblico borghese raffinato e cosmopolita condusse de Sanctis, probabilmente per intercessione del potente mercante Goupil amico del Morelli, a viaggiare frequentemente alla volta delle più importanti capitali europee, come ad esempio Londra e Parigi dove entrò in contatto rispettivamente
con Lawrence Alma Tadema e Jean-Léon Gérôme; nella Ville Lumière l’artista ebbe inoltre occasione di partecipare più volte agli accorsati Salon, accrescendo ulteriormente la propria fama.
Spesso ispirato dalle vedute di Venezia nonché nominato ritrattista ufficiale della famiglia reale, l’attività in Italia di de Sanctis si svolse tuttavia (com’era ovvio) principalmente nella natia Napoli: ivi notevole fu la sua militanza all’interno
del Circolo Artistico Politecnico (fondato nel 1890 dalle vestigia della Società Promotrice di Belle Arti), per il quale realizzò poi le tele che adornavano la cosiddetta “farmacia” (la sala delle discussioni poetico-letterarie), nonché la
partecipazione alla decorazione del Gran Caffè Gambrinus, allora da poco ristrutturato su progetto dell’architetto Curri.
Agli inizi del XX secolo l’artista fu anche insignito del titolo di professore alla Scuola di pittura delle Belle Arti in aiuto del titolare Vincenzo Caprile, mentre circa venti anni dopo ottenne la cattedra di Incisione all’interno della
stessa istituzione accademica: molto documentata infatti (seppur forse meno conosciuta) è l’attività di de Sanctis nel campo della grafica, di cui ci restano a pregevolissimo esempio riproduzioni di celebri capolavori quali La tentazione di
Sant’Antonio del Morelli (acquaforte) e La carica dei bersaglieri a Porta Pia di Michele Cammarano (incisione).
L’opera proposta raccorda due temi assai cari all’autore, ovvero la già citata, fantasiosa rappresentazione di ambienti esotici e la raffinata figurazione di sensuali soggetti femminili (quest’ultima particolarmente apprezzata per esecuzione dalla critica del tempo). Dalla datazione riportata si potrebbe anche ipotizzare l’identificazione con uno dei due dipinti che, insieme alla celebre Preghiera della sera a Bisanzio (più volte in mostra anche in varie città europee), furono esposti alla Promotrice napoletana del 1886: se il Salotto giapponese evoca ovviamente atmosfere d’estremo Oriente, Fatma lascerebbe immaginare invece un setting arabeggiante, per cui la chiave interpretativa risiederebbe nell’attribuzione all’una o all’altra area geografica del ricercato portariviste ad intarsio e dell’eccentrico abbigliamento della protagonista della tela.
Le larghe vesti della donna hanno inoltre una loro parte nel gioco cromatico sapientemente orchestrato dall’autore:l’intera composizione è in effetti basata su tenui variazioni del blu e del celeste, del rosa, del giallo e del bianco, ed i passaggi tra tinte e mezze tinte sono tanto graduali e delicati che i corpi quasi sembrano mimetizzarsi
nell’ambiente, divenendone indissolubilmente parte; maggiore corposità e definizione sono conferite solo al citato mobiletto, al vivido dettaglio floreale e al dolce, pingue volto della ragazza, tutti elementi che, seguendo il fascio di luce che diagonalmente
colpisce l’opera dal basso verso l’alto (osservando attentamente le ombre), sembrano guidare l’occhio dell’osservatore alla progressiva e sensuale scoperta di questo piccolo capolavoro.